(di Francesca Cabibbo) Viaggi e vacanze alla ricerca di spiagge assolate e panorami mozzafiato? O alla ricerca di luoghi storici, di monumenti e di tracce del passato?
Non solo! In tempi di crisi economica, i dati recenti forniti da Unioncamere sul turismo consegnano un dato di tutto interesse. In Italia, cresce fortemente il cosidetto turismo enogastronomico, quello cioè di chi si reca in posti noti per le specialità culinarie e richiede, nei suoi viaggi, itinerari enogastronomici o visite guidate a cantine o aziende di produzione agricola. Nel corso del 2017, il turismo enogastronomico avrebbe persino “raddoppiato” i suoi numeri.
È la nuova frontiera del turismo, quello che si muove meno all’interno di pacchetti già organizzati e chiedere di vivere esperienze autentiche nei territori, immergendosi nella vita reale di quel paese. E soprattutto – perché no? – degustando i prodotti tipici e piatti tradizionali, ma anche preparazioni culinarie raffinate, offerte da cuochi d’eccellenza.
I dati forniti da Isnart-Unioncamere e ripresi dal quotidiano “Il Sole 24ore” (presentati di recente a Bari all’Open day Coldiretti) disegnano scenari importanti, che raccontano come cambino le abitudini e le esigenze, anche quelle dei turisti.
Nel 2017, in Italia, si sarebbero registrate oltre 110 milioni di presenze, il doppio rispetto al 2016, motivate proprio dal turismo enogastronomico. I turisti hanno comportato guadagnati maggiorati per i ristoratori. La spesa ha superato i 10 miliardi, con un impatto economico complessivo di oltre 12 miliardi (pari al 15,1 per cento del totale turismo). Su 110 milioni di presenze, il 43 per cento sono turisti italiani, la maggior parte sono stranieri.
I turisti che arrivano nel bel Paese e che, in buona parte, finiscono in Sicilia, non cercano solo i templi di Agrigento o le tombe di Sant’Angelo Muxaro, i panorami di Taormina e il barocco del Val di Noto. Cercano anche i ristoranti di grido, o comunque quelli in grado di fornire una cucina di qualità. Chiedono itinerari enogastronomici, visite a cantine o aziende di produzione agricola. Il 13 per cento privilegia le degustazioni di prodotti enogastronomici locali, l’8,6 per cento acquista prodotti artigianali ed enogastronomici tipici del territorio. Il 6,6 per cento dei turisti partecipa agli eventi enogastronomici durante il soggiorno. E nella distribuzione territoriale di questo nuovo tipo di turismo la Sicilia non è agli ultimi posti, anzi, tutt’altro!
I dati hanno sorpreso, nessuno si aspettava numeri così positivi in un periodo di recessione. Ma si sa, davanti ad un piatto tipico, o ai profumi tipici della terra che li ospita, spesso si capitola… Nessuno resiste.