Tenute Orestiadi e La Gelsomina, dal Belìce all’Etna nel segno del vino di qualità

Il centro abitato più vicino in inverno conta non più di 60 anime. Siamo a Presa, una frazione del comune di Piedimonte Etneo. La vita scorre tranquilla se non fosse per il fatto che il vulcano riserva sempre sorprese. Non solo eruzioni con fumo, cenere, lapilli e lava. Ma anche movimenti del sottosuolo che a volte trascinano intere costruzioni o le aprono come se fossero fatte di cartone.

A pochi metri dal centro abitato c’è La Gelsomina, una azienda agricola dove la famiglia di Alfio Turrisi, ingegnere fondatore di molte imprese tra cui spiccano quelle del settore delle telecomunicazioni, ha iniziato ad investire negli anni ’80.

Anno dopo anno la tenuta, estesa 15 ettari, si è arricchita di vigneti, oliveti e frutteti. Ogni pianta cresce rigogliosa grazie alla naturale fertilità del terreno, ma è l’uomo che qui ha creato un vero e proprio prodigio rubando alla montagna lo spazio dove coltivare le piante.

Muretti a secco dalle forme sinuose che seguono le curve di livello delimitano stretti terrazzamenti concentrici che si snodato intorno a un laghetto. Si forma così un anfiteatro verde dove trovano posto le viti delle tipiche varietà coltivate sull’Etna: Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante, Catarratto e Moscato (la Moscatella dell’Etna).

I suoli, composti da stratificazioni di colate succedutesi nei secoli, e il clima particolare di questo angolo di Sicilia, insieme all’orografia accidentata permettono solo una viticoltura eroica. Tutto ciò imprime una forte caratterizzazione a dei vini fortemente identitari che esprimono un territorio unico e speciale.

Dal 2018 La Gelsomina si è aperta a un nuova esperienza che vede la tenuta di Presa oggetto di una joint-venture con Tenute Orestiadi di Gibellina, il paese simbolo del terremoto del ’68 della valle del Belìce.

Tenute Orestiadi ha messo a disposizione il proprio know-how e la propria esperienza per ciò che concerne marketing e distribuzione. Ed è così che condividendo i fondamentali principi di rispetto di natura e tradizione, due storie, due terroir differenti hanno trovato un unico punto d’incontro che soddisfa entrambe le aziende. L’accordo è stato siglato nell’ottobre 2018 e dal mese di aprile 2019 La Gelsomina è stata aperta al pubblico, diventando in breve tempo meta di turisti, curiosi ed appassionati.

Alfio Turrisi

«Questa collaborazione – ha detto Alfio Turrisi durante il tour aziendale organizzato per alla stampa specializzata – ci dà l’opportunità di realizzare il sogno di far conoscere la vera essenza che sta alla base del nostro vino». Una essenza che è fatta di “naturalità”, di cura maniacale della qualità ricercata prima di tutto in vigna e poi in cantina dove – ha spiegato durante la masterclass dedicata ai vini de La Gelsomina l’enologo Pietro Di Giovanni – viene evitato quanto più è possibile il ricorso alla chimica.

Una delle carte che si giocano i vini de La Gelsomina è la forte identità che rispecchia il terroir ma che non lascia spazio all’omologazione. «Si tratta di peculiarità che non saranno mortificate – ha assicurato Giuseppe Clementi, direttore tecnico di Tenute Orestiadi – perchè la qualità non va d’accordo con l’omologazione e ciascun vino deve potere esprimere tutte le caratteristiche che il luogo di coltivazione e la mano dell’uomo riesce ad imprimere».

Ma vediamoli più da vicino i vini de La Gelsomina che sono stati presentati durante la masterclass della scorsa settimana.

Metodo Classico Etna Doc Blanc de Noir 2018
Deriva da uve di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio selezionate con cura dai terrazzamenti vinificate in bianco, metodo classico che affina almeno 30 mesi sui lieviti. Nel bicchiere bel perlage fine e persistente, sprigiona al naso sentori fragranti di crosta di pane, di pesca gialla, nespola, burro di arachidi. Sorso pieno ed accattivante, è ricco di verve acida e lungo finale salino.

Metodo Classico Etna Doc Rosè 2018
Ottenuto da uve di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio selezionate con cura dai terrazzamenti vinificate in rosa, metodo classico che affina almeno 30 mesi sui lieviti. Accattivante colore rosa brillante con perlage fine e persistente. Bello l’olfatto intenso con note di lampone, fragoline di bosco, spezie e macchia mediterranea. Assaggio fresco, equilibrato e fragrante, con bella chiusura sapida.

Etna Bianco 2020
Da uve Carricante e Catarratto vinificato in acciaio e affinato per 4 mesi in acciaio e almeno 4 mesi in bottiglia. Ricco di fresche sensazioni di floreale di ginestra, pesca, note agrumate e speziate, percezioni minerali. Il sorso ha tenacia sapida e sfuma fruttato con vivo ricordo di mandorla e agrumi.

Etna Rosso 2016 
Da uve Nerello Mascalese Nerello Cappuccio, vinificato in acciaio, affinato in acciaio per 2 mesi, poi in tonneaux e barrique di Allier francesi per 12-15 mesi, in bottiglia per almeno 4 mesi. Intriga al naso con rosa canina, ribes, erbe aromatiche, spezie in ottima fusione con il legno. In bocca, pieno di ritorni olfattivi, dal bel tessuto tannico, ha finale balsamico.

Etna Rosso 2017
Da uve Nerello Mascalesee Nerello Cappuccio, vinificato in acciaio, affinato in acciaio per 2 mesi, poi in tonneaux e barrique di Allier francesi per 12-15 mesi, in bottiglia per almeno 4 mesi. Delizioso olfatto con note di rosa, bacche rosse, spezie fra il dolce ed il piccante, humus e nette percezioni minerali. Bocca tipica caratterizzata da freschezza, tannino e lunghezza frutto-sapida.

Moscato passito 2016
Moscato dell’Etna passito dei vigneti che abbracciano il lago de La Gelsomina. Vinificato in acciaio, Affinato in acciaio per almeno 8 mesi, in bottiglia per ulteriori 2 mesi. Intrigante sinfonia di aromi, floreale di zagara, confettura di albicocche, croccante di mandorle e zucchero a velo. Sorso di fresca solarità avvolgente. 

Articolo precedenteProssimo articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *