Biodiversità e tradizioni nelle “Verdure spontanee di Sicilia”

(di Alessandro Iannelli) Nello spazio di Sanlorenzo Mercato Rosario Schicchi e Anna Geraci, rispettivamente docente ordinario e ricercatrice dell’Università di Palermo, nei giorni scorsi hanno presentato il loro libro Verdure spontanee di Sicilia.

I due studiosi, insieme agli altri ospiti hanno rimarcato l’importanza della riscoperta della biodiversità e le numerose proprietà della flora spontanea siciliana con le sue virtù nutraceutiche. Il libro, insieme a recenti studi della medicina e dell’alimentazione, opera una quanto mai opportuna rivisitazione di un grande patrimonio di conoscenze relative alle verdure spontanee.

Nell’uso di piante selvatiche, sia quelle alimurgiche (cioè le spontanee commestibili) che quelle usate per le proprietà curative, infatti, dagli anni ’60 in poi, fra le generazioni si è scavato un vero e proprio solco. “Ciò emerge anche da una ricerca condotta su soggetti di diverse fasce d’età – ha illustrato il medico Anna Maria Pintaudi – da cui è emersa una presenza di antiossidanti negli organismi degli individui anziani doppia rispetto ai più giovani. Un dato dai risvolti anche antropologici, in quanto non si osservano differenze fra i ragazzi di città e quelli che abitano sobborghi e campagne”. Insomma, è evidente che gli anziani mangiano meglio dei giovani e che la loro migliore alimentazione è spesso connessa ad abitudini alimentari che contemplano in cucina il massiccio uso di verdure spesso spontanee.

Il volume Verdure spontanee di Sicilia mira ad incentivare la riscoperta di un patrimonio di conoscenze sia salutistiche che culturali in senso lato, costituito da ben 300 specie, di cui solo 80 sono trattate nel testo con immagini e la descrizione dei tratti fenologici, fondamentale per distinguere le piante commestibili da quelle tossiche. Per ogni pianta è stata predisposta una scheda articolata, con periodo di fioritura e raccolta, usi in cucina, proprietà e distribuzione nel territorio, eventuale presenza in commercio, curiosità e nomenclatura tripartita: nome scientifico, nome comune italiano e nomi siciliani delle piante (aspetto di rilievo per appassionati e studiosi di filologia).

La Pro Loco di Isnello ha arricchito l’incontro anche visivamente presentando una scelta di piante alimurgiche del territorio, nell’ottica di un impegno ormai quasi decennale del comune madonita alla riscoperta di ricette e sapori, che trova sintesi nell’annuale “Sagra delle verdure tradizionali e antiche delle Madonie” che si svolge ad aprile.

In questa mission di riscoperta del patrimonio vegetale isolano con particolare riferimento alle proprietà organolettiche, alimentari, nutraceutiche, medicinali, del resto si viene incontro ad un trend degli ultimissimi anni che vede l’aumento dei siciliani a caccia di piante alimurgiche in boschi e campagne: un esercito, stimato in circa 300 mila persone, da educare al riconoscimento, per evitare il ripetersi di tristi fatti di cronaca come gli avvelenamenti di coloro che hanno consumato mandragore scambiandole per borragini.

Ma c’è da sapere anche qual è il corretto uso, come nel caso del “garùfo” (nome scientifico Asphodeline lutea), da consumarsi previa cottura che ne dissolve le sostanze tossiche e da avere la consapevolezza delle ricchezze nutritive di piante come la cardella, ricca di uno zucchero, l’inulina, che ritroviamo anche in preparati nelle farmacie e prezioso nell’arricchimento della flora batterica e nel controllo del livello glicemico.

Le piante spontanee siciliane possono poi trovare spazio anche in piatti anche pregiati, come dimostrato dal Culinary Team di Palermo, gruppo di cuochi della provincia di Palermo che ha vinto la medaglia d’argento al “Culinary Art”, torneo di cucina mondiale tenuto l’ottobre scorso in Germania. Finita la presentazione del libro, il cooking group nostrano ha presentato una pietanza a base di verdure spontanee come le borragini, usate anche nei deliziosi busiati alla crema di zucca.

verdure spontanee
onopordo maggiore o cardo asinino

Proponiamo ora una ricetta tratta dal libro e che prevede l’uso del cardo asinino o onopordo maggiore (nome scientifico Onopordum illyricum). Noto in Sicilia con vari nomi (napruddu, munaceddi, zanuri, trimazzi, etc.), l’Onopordo, appartiene alla stessa famiglia dei cardi e dei carciofi e se ne consumano principalmente le foglie basali, raccolte in cespi in inverno o all’inizio della primavera. Più comune nelle aree collinari, vanta diverse proprietà depurative e contiene una sostanza che da esso prende il nome, l’onopordopicrina, dalle riconosciute proprietà antitumorali.

Pasta ccù sucu ri napurdi

verdure spontanee
La pasta ccù sucu ri napurdi preparata dal Culinary Team di Palermo

Ingredienti per 4 persone

1 kg di onopordi
320 gr di pasta di grano duro
750 ml di salsa di pomodoro siciliano
2 spicchi d’aglio
2 sarde salate deliscate
2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
60 gr circa di pecorino grattugiato
peperoncino e sale q.b.

Procedimento

Lessate gli onopordi per circa 20 minuti, salando solo a fine cottura, e tagliateli a pezzetti lunghi circa 3 centimetri. Soffriggeteli quindi leggermente in olio extravergine di oliva con l’aglio tritato e le sarde deliscate. Aggiungete quindi la passata di pomodoro e il peperoncino e continuate la cottura a fuoco lento per circa 30 minuti. Dopo aver scolato la pasta, amalgamate con il sugo avendo cura di conservare un po’ di onopordi da aggiungere come guarnizione. Servite il piatto con una spolverata di pecorino.

Articolo precedenteProssimo articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *