Carrube, frutti a rischio estinzione, ma rivalutate per i celiaci

carrube

(di Anna Venturini) Quando pensiamo ai frutti dimenticati, alle varietà alimentari desuete e a rischio di estinzione, spesso ricordiamo le carrube, lunghi e scuri baccelli che i nostri nonni sgranocchiavano come merenda e passatempo e che oggi nessun bambino saprebbe riconoscere.

Sarà la memoria di Salvatore Quasimodo che in “Lamento per il Sud” scriveva “ho dimenticato il mare, la grave/conchiglia soffiata dai pastori siciliani,/le cantilene dei carri lungo le strade/dove il carrubo trema nel fumo delle stoppie”, ma in Sicilia fortunatamente la produzione di carrube non è stata abbandonata e, come un tempo, vengono coltivate e utilizzate per produrre farine destinate all’industria alimentare. Il carrubo (Ceratonia siliqua) è un albero di grandi dimensioni che appartiene alla famiglia delle Fabacee, le leguminose, può superare il dieci metri di altezza e vivere centinaia di anni e proviene originariamente dal Medio Oriente, dove le carrube venivano utilizzate già quattromila anni fa.

Gli Arabi portarono le carrube in Sicilia: le chiamavano “quirat” e usavano i semi, che hanno quasi tutti la stessa dimensione, per misurare l’oro e le pietre preziose. Il nome “carato” è rimasto infatti ad indicare l’unità di misura ponderale del prezioso metallo.

In Sicilia non mancano leggende di ogni tipo legate all’albero del carrubo: fu sotto un albero di carrubo che Giuda tradì Gesù con un bacio; le croci dei ladroni erano fatte con legno di carrubo; il carrubo divenne un albero grande e maestoso solo dopo che fu benedetto da Gesù per aver nascosto con le sue fronde la Madonna in fuga da Erode; fino alla più maestosa, che riguarda il duomo di Monreale e vede Guglielmo il Buono, stanco dopo una battuta di caccia, riposare sdraiato sotto ad un carrubo. La Madonna gli appare e lo invita a scavare: sotto il carrubo troverà un meraviglioso tesoro e con esso dovrà costruire un tempio a lei dedicato. Guglielmo, devotissimo, scava, trova il tesoro e fa costruire lo splendido duomo chiamando a raccolta i migliori architetti e decoratori del tempo.

Insomma, una certa devozione verso il carrubo è rimasta nei siciliani, che oggi lo considerano uno dei “simboli vivi” dell’antimafia (da quando ne venne piantato uno a Capaci, nel terreno adiacente al punto dove persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della scorta)  e ne curano e mettono a dimora nuove piante nei giardini pubblici e in molte scuole.

Considerato da molti alimento destinato a cavalli e maiali, la carruba invece custodisce sapori e proprietà di grande valore: dalla polpa si ottiene una polvere e dai semi una farina ricchissime di nutrienti. Entrambe possono essere utilizzate come surrogato (assai economico) del cacao, di cui ricordano vagamente il sapore, nelle preparazioni di biscotti, marmellate, gelati e budini. La farina di carrube è priva di glutine, quindi può essere utilizzata da chi soffre di celiachia e non contiene nè caffeina nè teobromina, per cui chi non può consumare caffè, the o cioccolato, trova nelle bevande a base di farina di carrube un’alternativa saporita e sana.

La farina di carrube si trova in qualche negozio di prodotti naturali o direttamente dai produttori. Se volete provare ad utilizzarla in cucina, potete aggiungere qualche cucchiaio di farina di carrube alle torte, ai biscotti o ai budini: la carruba funziona come un addensante, quindi nei budini e nelle torte otterrete un impasto più morbido e cremoso, con un vago sapore di cioccolato.

Come ogni frutto dimenticato, anche la carruba possiede grandi proprietà curative: è fonte di antiossidanti, contiene vitamine E e K, potassio, fosforo e un’alta percentuale di fibre, per cui complessivamente svolge un’azione regolatrice del sistema digestivo e intestinale.

Chiamata popolarmente “pane di San Giovanni”, perché la leggenda racconta che il santo si nutriva di questi semi nel suo lungo soggiorno nel deserto, il carrubo viene utilizzato oggi in Sicilia in moltissime preparazioni e se ne diffonde finalmente l’uso come prodotto tipico. Si trovano infatti miele e caramelle alla carruba, cioccolato di Modica aromatizzato e una varietà di polpe, farine e deliziosi biscotti.

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