“Leggete e bevetene tutti”: come sopravvivere ai “sotuttoio” del vino

(di Manuela Zanni) “Saper prendere in giro se stessi è l’unico modo per essere davvero credibili”. Sembra proprio che questo motto, ripetuto da tanti, spesso inconsapevolmente, sia il principio ispiratore del libro “Leggete e bevetene tutti” di Elisabetta Musso, avvocato  e sommelier, ora anche autrice di questa “guida irriverente per allegri bevitori”.

Il vino, come tutti gli alimenti, è fonte di benessere e di piacere e si presta, in quanto tale, all’allegria e alla spensieratezza. Caricarlo – come  troppo spesso avviene – di significati astrusi ed incomprensibili è il modo peggiore di raccontare il prezioso nettare di Bacco proprio a chi, poi, sarà, o almeno dovrebbe essere, il consumatore finale.

Con una penna ironica e mai banale e una scrittura fluida e scorrevole l’arguta Elisabetta Musso riesce, tuttavia, ad elargire  preziosi consigli soprattutto ai neofiti alle prime armi che si trovano a lottare contro i “sotuttoio” pronti, in agguato, a coglierli in fallo. Ne risulta un libro – è proprio il caso di dirlo – da leggere “tutto d’un fiato” ma anche da regalare all’amico astemio, a quello che si ostina a girare vorticosamente il calice con le bollicine, a chi, con sicumera, cerca di fare colpo su una donna ordinando “un prosecchino”, a chi pensa ancora, nel 2018, che il vino rosato si ottenga miscelando il bianco con il rosso, solo per citare alcuni degli errori più comuni in cui possono incorrere dei normali esseri umani a cui piace bere il vino senza correre il rischio di essere esposti al pubblico ludibrio, e, per evitarlo, essere costretti a bisbigliare parole, spesso insensate, nella speranza di non essere ascoltati.

Elisabetta Musso
Elisabetta Musso

Ma in questo “delirio” lucido, esilarante, a tratti dissacrante, Elisabetta non è sola. Citando un noto detto siculo (noto solo ai siculi) è, infatti, il caso di dire “un si pigghia cu un s’assomigghia” (trad. lett. “non si prende chi non si somiglia). Solo per citare alcuni tra i più brillanti contributi, Rita Busalacchi, pastry chef, racconta la sua “prima volta” con il vino e il suo iniziale approccio da “verginella timida”. Eleonora Belintende, marketing Tasca d’Almerita, definisce la sua passione per il vino con uno splendido ossimoro “seriamente ludica”. Quello di Filomena Salerno, marketing di Abbazia Santa Anastasia, tra i “deliri”, poi, è quello più “delirante”, sebbene intriso di significato. Partendo da una “overdose” di Crystal Ball, passando per Mirko dei Beehive, il “noto” gruppo di “Kiss me Licia”, giunge, alla fine, a dichiarare il proprio amore incondizionato, oltre che per la mortadella, per questo “liquido bevesco e abbeverante”, chiamato vino.

Non mancano, tuttavia,  i  riferimenti tecnici e puntuali anche dell’enologo Sebastiano Polinas e di Alessandro Accardi agrotecnico, i ricordi spensierati di Paola Cammarata, “allegra bevitrice” e tour operator, il romanticismo delle sorelle Annamaria e Clara Sala, proprietarie della Tenuta Gorghi Tondi e il racconto di Gianfranco Cammarata, ristoratore palermitano, protagonista de “In viaggio tra i filari”, l’avvincente ed emozionante percorso che lo ha portato a percorrere la Sicilia enologica,  in lungo e in largo, a bordo del suo pulmino Volkswagen degli anni ’70.

Più testimonianze accomunate da un unico “fil rouge”, la passione per il vino, con cui Elisabetta ha sapientemente tessuto una trama solida e ben articolata in cui il lettore può sentirsi sicuro e protetto dalle numerose insidie presenti, non certo nel vino, bensì in chi, invece che berlo ed emozionarsi, ne fa materia di studio “vivisezionandolo” in maniera asettica ed incomprensibile perdendone l’aspetto più importante: il piacere della condivisione. Grazie Elisabetta Musso per avercelo ricordato.

Il libro sarà presentato il prossimo sabato 24 novembre alle 18.00 al Punto Flaccovio di Palermo da Maria Antonietta Pioppo, giornalista ed executive wine master .

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