Pochi solfiti e tanto territorio nei vini della cantina Caruso&Minini

Caruso&Minini

(di Antonio Di Giovanni) Garantire la qualità del prodotto con un occhio alla tipicità delle uve e l’altro alla tutela della salute del consumatore.

Sembra la formula del successo di Stefano Caruso, amministratore delegato della cantina Caruso&Minini di Marsala, che non ha usato la bacchetta magica ma ha messo mano al portafoglio per investire in tecnologie e apparecchiature che ne consentano il raggiungimento, mettendoci in più tanta passione.

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Stefano Caruso

Un esempio? «I nostri vini hanno un contenuto di solfiti nettamente più basso rispetto alla media perché utilizziamo l’azoto sia in fase di stoccaggio che di imbottigliamento» spiega, sottolineando che «spesso dopo un pasto al ristorante eventuali fastidi o bruciori allo stomaco vengono attribuiti alla cucina mentre, invece, sono quasi sempre dovuti ai solfiti presenti nel vino servito a tavola».

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L’altra scommessa vincente dell’azienda marsalese che affonda le sue radici nei primi del ‘900 e decolla nel 2004, è la tipicità delle uve. «In Sicilia siamo riusciti a produrre uno dei migliori Chardonnay del mondo ma non ci appartiene e noi – sottolinea Stefano Caruso, di professione agronomo – abbiamo puntato su Catarratto e Perricone, due cultivar siciliane che esprimono tutti i sapori e gli odori della nostra Isola».

Caruso&MininiMa l’azienda ha scommesso forte anche sul biologico, che oggi rappresenta oltre il 10 per cento delle 900 mila bottiglie prodotte annualmente grazie a 120 ettari di vigneti, di cui il 70 per cento esportate in più di 30 Paesi.

Per confrontarsi sui risultati della sua scommessa la Caruso&Minini ha organizzato un evento aperto a ristoratori e giornalisti dal titolo “Che vino porterà il 2020 in Sicilia?”, aperto con una chiacchierata a 360 gradi che ha visto in cattedra lo stesso Stefano Caruso, il sommelier Luigi Salvo, il responsabile per la Sicilia delle “Guide del Gambero Rosso” Nino Aiello, il docente universitario Gianfranco Marrone e il giornalista Angelo Scuderi.

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La chiacchierata è stata preceduta da una visita al baglio di inizio ‘900 che ospita la cantina (con gli impianti di vinificazione, stoccaggio e imbottigliamento, oltre ad una notevole barricaia) e seguita da una degustazione delle etichette più rappresentative: il Cataratto Bio Doc Sicilia, il Grillo Bio Doc Sicilia, il Perricone Bio Igp Terre Siciliane, il Nero d’Avola Riserva Sicilia Doc e il Syrah Riserva “Delia Nivolelli” Doc. Vini che esprimono appieno la filosofia dell’azienda, con una menzione particolare al Nero d’Avola per la sua intrigante complessità che cattura in un vortice di colori, profumi e aromi. 

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