La novità di MEC a Palermo, ristorante gourmet in un museo dell’informatica

MEC

MEC acronimo di meet, eat e connect, non è un ristorante per nerd. Anche se i tavolini sono circondati da foto di Steve Jobs e modelli ormai obsoleti, ma di grande fascino e valore, della Apple.

Nelle sale al primo piano di palazzo Castrone di Santa Ninfa lungo corso Vittorio Emanuele poco distante dalla cattedrale di Palermo, ha preso forma MEC, la nuova avventura di Carmelo Trentacosti l’executive chef del Couvèè du Jour di Villa Igea che oggi, dopo il cambio di proprietà (è stata acquistata da Rocco Forte), è in fase di ristrutturazione. Sempre da Villa Igea arriva il suo team: 4 in cucina e 5 in sala.

Carmelo Trentacosti

Mai pago dei successi conseguiti e proiettato sempre verso nuovi traguardi, lo chef di Marineo (piccolo centro in provincia di Palermo) si è imbattuto in Giuseppe Forello, giovane architetto e imprenditore con la passione per i computer, che ha aperto nel pieno centro storico del capoluogo siciliano proprio a due passi dalla cattedrale un museo dedicato alla rivoluzione informatica in cui è incastonato un piccolo gioiello gourmet.

Il risultato è uno spazio dai contrasti tanto stridenti quanto affascinanti: la nobiltà di antico palazzo e la modernità dei più famosi e molto ambiti modelli della Apple prima maniera. Due icone, insomma, del blasone. Quello di un tempo legato al sangue blu e quello contemporaneo riconosciuto ai geni dell’informatica.

Giuseppe Forello

La presentazione del nuovo ristorante MEC e della mostra dal titolo “Steve Jobs 1955-2011 – Why Join The Navy if You Can Be a Pirate?” progettata da Giuseppe Forello e dal concept designer Francesco Ferla che prende vita grazie alla collaborazione tra lo stesso Forello e Marco Boglione – anch’egli imprenditore appassionato e competente di information tecnology – è stata l’occasione per “ripassare” alcuni must di Trentacosti tra cui il gelato gastronomico ai ricci di mare e il finto “Baccello di piselli”, impeccabile riproduzione dell’ortaggio composta da un cracker di farina di piselli, mousse e germogli di legumi verdi e terriccio di olive nere.

Museo e ristorante avranno in comune il giorno di chiusura che cade di lunedì, ma orari diversi per visitatori e clienti. Mentre il museo sarà aperto dalle 9 alle 17,30 (ultimo ingresso alle 17) da martedì a sabato e dalle 9 alle 12 e dalle 17 alle 20 la domenica, il ristorante sarà aperto ogni sera a cena da martedì a sabato e a pranzo la domenica. Il Caffè letterario invece rispetterà gli orari di apertura del museo e le proposte dolci e salate in monoporzione usciranno sempre dalle sapienti mani del team di Trantacosti.

Il ristorante ha in totale 25 coperti e per cominciare lo chef ha messo in carta cinque antipasti, cinque primi e cinque secondi. In alternativa al menù a la carte, è possibile optare per un percorso degustazione, di mare (80 euro) o di terra (70 euro). Ben assortita la cantina, ma per chi vuole fare esperienze più contemporanee c’è pure il bartender Marco Greco che non vede l’ora di fare provare le sue dieci creazioni a cominciare dalla sua visione di Spritz in cui un liquore siciliano ai fiori di arancio sostituire l’Aperol.

Nel menù una particolarità mai vista ancora altrove e che rispecchia il rispetto della stagionalità: sono indicati i mesi in cui è possibile ordinare ciascun piatto. Non è ancora in funzione, ma per il dopocena c’è in progetto un salotto-cocktail bar.

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