Stracotto di patate agli odori trapanesi, senza nome, ma buono da morire

(di Peppe Giuffrè) Una tiepida giornata di novembre, era il 22. A Sanlorenzo Mercato nel pomeriggio vanno di scena i funghi. “Peppe concentrati – mi dico – stasera si va in scena, anzi no va in scena Trapani e la sua cucina…”.

Pochi giorni fa un amico marsalese mi ha parlato della patata dolce e di quella rossa: “Sai, ne ho prodotte tante quest’anno in appezzamento di terreno a Rilievo, dai, perché non provarle?”
Stracotto di patate: metto a cuocere le patate assieme a due grosse cipolle rosse ed insaporisco con immancabili odori: canfora, erba bianca, citronella, rosmarino, salvia, finocchietto, menta, eucalipto ecc. ecc. ed infine un po’ di spezie varie. Mi squilla il telefono è il caro amico Wolly, giornalista: mi chiama per segnalarmi un signore di nome Gaspare Piacentino di Nubia, produttore di aglio che da poco ha raccolto la prima fioritura di crocus fatta nella provincia di Trapani e desidera il mio contatto per provarlo ed aver il mio parere… “Mi piove dal cielo un rimedio”, penso. stracotto-di-patateQuasi una panacea: lo stracotto di patate aveva un colore spento. Quale miglior partner dello zafferano, per darle profumo ma anche vivacità? Gli dico di farmi chiamare urgentemente. Di lì a poco lo incontro e mi regala un vasetto di vetro che contiene alcuni stimmi dei fiori appena raccolti, oltre che una splendida treccia di aglio a dodici teste.
Meraviglioso. Quasi mi dimentico che il cooking show deve essere dedicato ai porcini di Scorace che rappresentano la vera nota dolente: ancora quest’anno non ne sono spuntati, ma per fortuna ne ho secchi in dispensa e li metto in ammollo; nel frattempo soffriggo due spicchi aglio con tutta la camicia, poi giù i funghi, li sfumo con del vino rigorosamente ambrato e poi passo il tutto. Metto tutto in macchina, compresi i due mortai di marmo perlato di Custonaci.
stracotto di patateInizia il cookingshow: completo lo stracotto di patate con i pistilli di oro rosso, faccio sempre live due pesti, uno con aglio basilico e mandorle per non tradire la mia trapanesità…, nell’altro giù tutte le erbe, aggiungo curcuma e semi di fieno greco, completo con l’olio nuovo (quello che pizzica). Dimenticavo: mi sono portato appresso anche due pacchi di “miliddi”, chiamati anche biscotti di “zita”. Graziosamente mi fanno trovare delle coccotte ecosostenibili dove adagio un “cuppino” di stracotto di patate, un cucchiaio di crema di porcini di Scorace incastonata in due mezzelune dell’olio con i pesti e due “miliddi”. La mia terra è servita! Alla fine la domanda imbarazzante:”Come si chiama questo piatto???” Help me, non saprei come chiamarlo…

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