È Carnevale…facciamo quattro chiacchiere!

(di Manuela Zanni) Chiacchiere, bugie, cartellate, cenci, frappe, lasagne, sfrappole, sfrappe, crostoli, gali, galani, rosoni, sosole, pampugli. Potete chiamarli come vi pare, ma senza questi croccanti dolci spolverati di zucchero a velo, non può essere Carnevale. 

Il suono del loro fragrante “scroccare” è in grado di evocare il ricordo di quando, da bambini, vestiti in maschera, ci si recava alle festicciole e si tornava a casa con gli abiti pieni dello zucchero a velo che, senza particolare cura lasciavamo cadere sui vestiti, come se si trattasse di  coriandoli.
Le chiacchiere hanno un’antichissima tradizione che probabilmente risale a quella delle frictilia, dolci fritti nel grasso di maiale che nell’antica Roma venivano preparati proprio durante il periodo di Carnevale. Questi dolci venivano prodotti in gran quantità poiché dovevano durare per tutto il periodo che nella tradizione cristiana viene definito Quaresima. Avevano una forma tonda e schiacciata ed erano vendute da donne con il capo cinto di edera.
Le frictilia venivano preparate durante i Saturnali e poi venivano distribuite alla folla. Si usava la frittura nel grasso quasi a voler sottolineare l’importanza dell’opulenza e delle riserve alimentari da accumulare nel periodo in cui si affronta il passaggio dall’inverno alla primavera che simboleggia quello dalla morte alla vita.
I diversi nomi che sono stati dati ai derivati dalle antiche frictilia non sono frutto dei diversi ingredienti utilizzati, bensì  dalle diverse forme con cui la sfoglia di pasta viene tagliata. I crostoli, ad esempio, hanno una semplice forma rettangolare resa meno grezza arricciando il bordo con la rotella dentata. I galani vengono, invece, tagliati a forma di nastro di varie lunghezze, chiamato appunto galan. Le frappe, sfrappe o sfrappole hanno un nome onomatopeico: ricorda, infatti, il rumore che fanno quando si spezzano.
Ma le chiacchiere rappresentano il simbolo del Carnevale anche a livello internazionale visto che ci sono paesi come la Polonia in cui ne esiste una versione ancora più golosa che tra gli ingredienti contempla anche la panna acida. Si chiamano faworki, termine derivante dal francese faveur usato per indicare i nastri con cui anticamente si adornavano le belle dame.
Per tutti gli amanti  della tradizione riportiamo di seguito la ricetta originale delle chiacchiere nella versione al forno altrettanto buona ma meno calorica di quella fritta.

Chiacchiere al forno alla cannella e scorza d’arancia

Ingredienti

300 gr di farina (se preferite integrale)
8 gr di lievito per dolci
70 gr di zucchero di canna
un pizzico di sale
s
corza grattugiata di un’arancia
50 ml di olio extravergine d’oliva
30 gr di vino bianco
130 gr circa di latte (anche vegetale)
un cucchiaio abbondante di cannella
zucchero a velo per decorare

Impastate tutti gli ingredienti a mano o aiutandovi con un’impastatrice unendo il vino bianco poco alla volta fino ad ottenere un composto compatto ed omogeneo. Date all’impasto la forma di una palla e avvolgetela in un canovaccio pulito. Lasciatela riposare per circa mezz’ora. Trascorso questo tempo, prendete dei pezzi di pasta e tiratela sottile con l’aiuto di una macchina per pasta. Ritagliate tante strisce rettangolari con l’aiuto di una rotellina. A piacere fate dei tagli anche all’interno. Disponetele su una teglia foderata con carta forno e cuocetele a 180°C finchè non saranno croccanti e dorate. Spolveratele con lo zucchero a velo e se volete anche con la cannella.
Se preferite potete friggere le chiacchiere in abbondante olio di semi di girasole e spolverarle di zucchero a velo dopo averle fatte asciugare su carta assorbente.

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