Assuli punta sul Perricone: tre anime per un vitigno molto “trapanese”

Il Perricone, vitigno autoctono siciliano oggetto di recupero e valorizzazione dopo un periodo di abbandono, nell’azienda Assuli della famiglia Caruso (oggi rappresentata dalla terza generazione con Roberto, Nicoletta e Michele), si fa in tre. Sono due i rossi, Arcodace e Furioso, a cui si aggiunge il delizioso rosato, Fiordispina. 

L’azienda Assuli ha puntato fortemente la sua scommessa sugli autoctoni siciliani, ed ecco quindi il Perricone aassieme al Nero d’Avola per i rossi e a Inzolia, Grillo, Zibibbo e Catarratto per i bianchi, consolidando, così, un forte legame col territorio della zona di Mazara del Vallo e di Trapani dove sono siti i vigneti sin dagli anni ’80.

Perricone o Pignatello, dall’abbandono al recupero

Il Perricone è detto anche Pignatello nella zona del Trapanese perché secondo alcuni deriva dalle “pignatiddare”, le terre rosse alluminose del Trapanese impiegate per la fabbricazione delle pignatte da cucina. 

Visse un fortunato periodo a cavallo tra il XIX e il XX secolo quando entrava nella composizione del Marsala Rubino a cui conferiva eleganza, spessore e profumi, donando la giusta dose di tannino per l’invecchiamento. Poi, con la fillossera, lo stop. Successivamente i viticoltori furono poco inclini alla coltivazione di questo vitigno perchè troppo “problematico”: rese basse ed epoca di vendemmia tardiva. Insomma scombussolava i bilanci aziendali e i ritmi di lavorazione delle cantine sociali.

Il rilancio effettivo lo si ha circa un ventennio fa quando si cominciano a recuperare alcuni vitigni reliquia. Il Perricone è tra questi e la sua nuova concezione stilistica contribuisce a regalare una nuova personalità alla viticoltura siciliana. 

Oggi il Perricone oggi è diventato oggetto di meticolosa attenzione e salvaguardia. Fino a soli pochi anni fa subiva importanti estrazioni polifenoliche che ne delineavano un profilo di struttura e di spessore, tale da collocarlo quasi esclusivamente a preparazioni di carne lunghe ed importanti e a formaggi stagionati o di carattere. Oggi si rivela con matrici coloranti più scariche che sottolineano un carattere più docile e adeguato. Una snellezza che denota essenzialità e versatilità sia di beva sia come abbinamento gastronomico. Fino a qualche tempo era impensabile abbinare il Perricone a preparazioni strutturate di pesce. Oggi, invece, è stuzzicante e affascinante concretezza.

Le tre versioni di Perricone secondo Assuli

Fiordispina 2023 è un rosato che nasce da Perricone coltivato su terreni di medio impasto, ricchi in calcare e scheletro. Subisce pressatura soffice, poi una delicata macerazione sulle bucce e una fermentazione di due settimane. Affina 3-4 mesi in acciaio con periodici bâtonnage. Questa etichetta è una scommessa vinta. È un’interpretazione in chiave moderna e fruibile di un vitigno un tempo rude, oggi riscoperto duttile. Risultato? Un rosato pieno di fresche note olfattive e gustative floreali di rosa, fruttate di lampone, ciliegia, note agrumate e speziate, piacevole da bere con la sua chiusura frutto-sapida.

Arcodace 2022 può essere emblema di nuovo impulso e di moderna personalità del Perricone. Il vitigno è coltivato su terreni di medio impasto, ricchi di scheletro, ciottoli e minerali. Diraspatura e pigiatura, poi fermentazione a temperatura controllata e macerazione di almeno 20 giorni. Affina in acciaio per 4-5 mesi e poi in bottiglia per altri 2-3. Effonde tutte le tipiche note del vitigno, il fruttato di amarena, mora, poi pepe nero, calibrate sensazioni vegetali e di liquirizia. Dal sorso fresco, mostra carattere e personalità.

Furioso 2019 possiede un’espressione di pregevole finezza insieme ad una ricca concentrazione di profumi intensi e una variegata complessità aromatica favorita da microclima. Coltivato su terreno di medio impasto ricco in scheletro e ciottoli, dalla buona dotazione in calcare e minerali. Diraspa-pigiatura soffice, poi fermentazione e macerazione di 25-30 giorni. Estrazione soffice dei polifenoli e rimontaggi. Affina 12 mesi in botte grande di rovere e poi rimane altri 12 mesi in bottiglia.
Un capolavoro di eleganza stilistica sin dal complesso profilo olfattivo, ricco di fruttato di mirtilli e more, poi bacche di ginepro, noce moscata, grafite e cannella. Assaggio particolarmente aggraziato, dal sottile tannino, bella freschezza, vena minerale e dal bel finale fruttato e balsamico.

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